L’hanno già definito un percorso “croccante”. Un circuito che ricalca in parte quello dell’indimenticato Mondiale del 2009 e che sulla Torraccia promette di far rivivere duelli d’altri tempi. “Non è esattamente lo stesso percorso – spiega il direttore tecnico Andrea Bellati – abbiamo voluto mantenere alcuni punti imprescindibili come l’Acqua fresca e la Torraccia, ma ci siamo divertiti anche a inserire nuove difficoltà come la salita di Vacallo/Fontanelle o quella di Pedrinate, anche perché fino a Mendrisio per i corridori sarà quasi una passeggiata”…
Dalla Gottardo Arena di Ambrì fino al Mendrisiotto infatti la gara procederà tranquilla per 115km con – come salita – il solo Monte Ceneri. “L’idea – prosegue Andrea - è proprio quella di veder duellare i migliori sul circuito di casa nostra, percorso che dovranno completare per tre volte prima di tagliare il traguardo a Novazzano. Nel disegnare questo circuito mi sono concentrato sul territorio, sulle sue bellezze che vorrei “uscissero” in questa giornata, nelle fotografie e nelle immagini trasmesse in diretta tv. Grazie a queste quattro salite gli spettatori potranno godersi tutti i passaggi e vedere da vicino la fatica e l’impegno dei corridori… non un passaggio lampo e poi fine della festa!”
Riportare il Tour de Suisse nel Mendrisiotto: una sfida lanciata da Federica Giudici – già collaboratrice durante i Campionati del Mondo del 2009 – proprio ad Andrea Bellati che pure fu parte attiva in quell’evento. Sfida che il comitato organizzatore ha colto con grande entusiasmo. L’ultimo arrivo di tappa nella nostra regione data infatti 2001 con il circuito Mendrisio – Mendrisio (Vincitore Sergjej Ivanov dopo una volata a 4 davanti al kazako Vinokurov, al francese Jalabert e al vallesano Alex Moos). In mezzo come detto i Mondiali ma in sostanza, per oltre vent’anni, il Tour non ha più fatto tappa all’estremo sud del nostro Paese. “Sin da subito si è trattato di un lavoro di squadra – parole del presidente dell’Associazione TdS22Novazzano Giorgio Montorfano – tra chi già metteva a disposizione le sue competenze e chi si è buttato a capofitto nel progetto. A partire dal mio vicepresidente Athos Cereghetti che con il suo instancabile entusiasmo si è subito lanciato nella ricerca dei fondi e degli sponsor necessari. Con i membri del comitato ci siamo detti che volevamo che questo arrivo di tappa fosse una vera e propria festa indimenticabile, dopo due anni difficili per quanto riguarda l’organizzazione degli eventi. La direzione del Tour de Suisse ha subito sposato la nostra proposta, perché ormai è risaputo che una tappa in Ticino rende la corsa nazionale ancora più bella”.
A dare ancor più colore alla festa ci penseranno i bambini delle Scuole comunali a cui il Comitato ha affidato il compito di decorare, colorare e abbellire alcune vecchie biciclette che presto vedremo in Paese. Bambini e genitori che invitiamo ad accorrere numerosi attorno alla linea d’arrivo, per le gare di contorno (compresa una mini corsa per i bimbi della Scuola dell’Infanzia – iscrizione sul posto), e per mostrare a tutta la Svizzera di quanto entusiasmo è capace la nostra Regione. E poi sarà festa anche alla vigilia della gara, in Piazza a Novazzano, con musica dal vivo e griglia attiva per dare il via a questa manifestazione. Altri eventi sono previsti il mattino del 16 giugno con le competizioni riservate ai bambini ma anche alle giovani speranze del ciclismo di casa nostra e non solo. “È stato un lavoro molto impegnativo, dall’autunno scorso fino ad oggi – prosegue Giorgio Montorfano – dal reperire sponsor, preparare tutta la logistica per l'arrivo della tappa e l'organizzazione lungo il percorso, tenendo conto anche delle scadenze e parametri imposti dall'organizzazione del Tour de Suisse. Non bisogna dimenticare che va anche garantita la sicurezza stradale, misura che coinvolgerà anche molti volontari. In questo senso devo dire che è stato bello vedere il grande riscontro avuto dalle associazioni di paese i cui membri si sono messi a disposizione con entusiasmo. Senza di loro sarebbe impossibile garantire la piena riuscita dell’evento. Per questo mi piace sottolineare il Grande lavoro di squadra”.
La gara
Giovedì 16 giugno 2022, in occasione dell’arrivo della 5° tappa del Tour de Suisse Ambrì – Novazzano, ad anticipare l’arrivo dei professionisti si svolgerà il Gran Premio Caffè Chicco d’Oro / Memorial Renzo Quattropani, gara ciclistica su strada riservata alle categorie scolari U15, U13 e U11. I corridori affronteranno un circuito iniziale a Balerna per poi terminare la corsa a Novazzano sotto l’arco d’arrivo della tappa del Tour de Suisse. Una splendida occasione per i nostri giovani corridori di misurarsi sulle strade che solo poche ore più tardi saranno solcate dai nomi più importanti del ciclismo professionistico mondiale e che, sulle rampe della mitica Torraccia di Novazzano, si giocheranno la vittoria di tappa della più blasonata corsa ciclistica elvetica giunta quest’anno alla sua 85° edizione. Il ritrovo è fissato per le ore 10:00 presso la ditta Caffè Chicco d’Oro a Balerna, mentre le partenze verranno date alle 12:15 per la categoria U11 e alle 12:30 per le categorie U15 e U13 che percorreranno gli stessi chilometri di gara ma verranno classificati in base a due distinti ordini d’arrivo. Alle 13:30 pranzo offerto per tutti i corridori seguito dalle premiazioni alle 14:00 sul palco ufficiale del Tour de Suisse.
Per maggiori informazioni: www.vcmendrisio.ch
In ricordo di Renzo Quattropani
A volte basta ritagliarsi un attimo di tranquillità nel quale isolarsi e lasciar navigare i pensieri per far riaffiorare i ricordi che una persona incontrata nella vita ci ha lasciato. È come riavvolgere il nastro della nostra esistenza e riscoprire l’incredibile percorso che ci ha portati sin qui. Caro Renzo, ricordo le tue ultime parole, nel febbraio 2020, quando il Covid19 era ormai alle porte dell’Europa: “Se lo prendo io non so se ne esco vivo”. Purtroppo, poche settimane più tardi te ne sei andato lasciando nel dolore e nell’incredulità i tuoi cari e tutti quelli che hanno condiviso parte del tuo cammino.
Presto o tardi tutti quanti dobbiamo congedarci da chi abbiamo amato o semplicemente conosciuto e frequentato. Spesso ci portiamo dentro il dolore per quello che non abbiamo potuto o voluto dire a chi ci ha improvvisamente lasciato. Il tuo essere disponibile nel condividere le tue competenze, la tua gentilezza e la tua partecipazione alla vita della comunità, ha fatto sì che esprimerti la parola GRAZIE sia stato un sentimento spontaneo e sincero sgorgato dal cuore da chi con riconoscenza te lo ha espresso. Voglio riavvolgere il nastro dall’ultimo sincero grazie che ti ho detto al termine di una manifestazione sportiva perfettamente riuscita. Come una rete che si propaga mi diventa chiaro e comprensibile che qualunque essere umano è direttamente o indirettamente connesso a noi, e come i nostri sogni si realizzino attraverso il coinvolgimento e l’energia degli altri. Con Flavio Rusca, tuo inseparabile amico, hai contribuito a realizzare i sogni di tante persone. Ciclisticamente parlando sei stato una delle pedine più importanti del Mondiale di Mendrisio 2009, anche se già nel Mondiale di Eddy Merckx del 1971 eri presente in divisa, festante, sulla linea d’arrivo di quella memorabile organizzazione. Lo sei stato per numerose altre gare e pedalate amatoriali in cui ti abbiamo coinvolto, sicuramente meno blasonate, ma per le quali l’impegno con cui ti occupavi della sicurezza dei corridori non era da meno. Per vari anni hai svolto un ruolo attivo durante l’intero Tour de Suisse. Oggi con Flavio, i tuoi famigliari e l’intera comunità della tua Novazzano, ci accingiamo ad accogliere la carovana del Tour. Una festa che si spera porti gioia e allegria in un momento storico assai difficile per l’intera umanità. Giovani ciclisti provenienti da tutto il mondo, uniti dall’amore per lo sport, si daranno battaglia sulle nostre storiche strade, non per imporre una supremazia, ma solamente per ritagliarsi un po’ di gloria dopo aver consacrato la gioventù a duri allenamenti. Ci saranno anche i ragazzi di casa nostra, quelli per cui come volontario hai sempre messo a disposizione il tuo tempo libero per garantire la sicurezza e l’incolumità durante le gare del VC Mendrisio. Desideriamo dedicare queste gare al tuo ricordo, affinché possa essere trasmesso ai giovani il valore e l’importanza del lavoro che dedicano a loro tutte le persone ed i volontari impiegati nell’organizzazione di ogni competizione o manifestazione.
Il sogno della vittoria di un corridore si realizza attraverso i sogni degli organizzatori delle corse, i quali realizzano i loro sogni tramite l’indispensabile apporto di generosi sostenitori finanziari. Non è un caso se la partenza avverrà dal piazzale della ditta Caffè Chicco d’Oro a Balerna. Uno sponsor storico ma non solo. Grazie alla famiglia Valsangiacomo, spesso presente sul campo e direttamente coinvolta nelle organizzazioni con Cornelio e l’indimenticabile Pierino, centinaia di giovani hanno potuto e possono praticare il loro amato sport, raggiungere risultati importanti a volte insperati, oppure crescere socialmente con sani valori che gli saranno d’aiuto per affrontare la dura competizione che a volte la vita ci riserva. L’eccitazione per la gara, le tensioni e le mille emozioni che provano gli atleti durante le competizioni, lasciano poco spazio alla contemplazione dell’ambiente circostante e alla consapevolezza che migliaia di variabili hanno reso possibile la realtà di quel momento. Novazzano, con lo spirito di abnegazione di Renzo, è pronta con decine di entusiasti volontari ad accogliere questa grande manifestazione. In ricordo di Renzo Quattropani e per tutto ciò che di bello potremo vivere il 16 giugno a Novazzano, un GRAZIE di cuore a tutti gli organizzatori, volontari, sostenitori e corridori: è bello sentirsi tutti uniti nei nostri progetti, nei nostri sogni e nelle gioie della vita.
Andrea Bellati
Vicepresidente Velo Club Mendrisio
Non è il caso di preoccuparsi. Filippo Colombo è un talento a prescindere. Probabilmente sarebbe emerso anche se avesse praticato l’atletica leggera, il nuoto o lo sci di fondo. Buon sangue - con mamma Lorenza e zio Rocco Cattaneo a trasmettergli il DNA del ciclismo, e papà Andrea quello dell’acqua - era scontato che riuscisse nello sport. Tutt’al più preoccupa il fatto che da tempo non ci siano altri ticinesi in grado di accedere al professionismo. Ma questo è un altro argomento. Non stupisce il fatto che poche settimane fa Filippo si sia comportato piuttosto bene al Tour de Romandie. Sembra essere la tendenza di queste ultime stagioni. Gli ex Biker e gli ex Ciclocrossisti stanno monopolizzando la scena. Fatte alcune nobilissime eccezioni, su tutte lo sloveno Tadej Pogačar. Il “peccato originale” risale a inizio millennio, quando un ragazzo venuto da molto lontano, dopo aver conquistato due Coppe del Mondo di MTB, decise di passare alla strada. Cadel Evans, tasmaniano di Stabio, mostrò da subito il suo talento e la sua predisposizione. Si trattava solo di fare i conti con le distanze e soprattutto con i recuperi tra una corsa e l’altra. Al suo primo Giro d’Italia, nel 2002, vestì la maglia rosa a Corvara in Badia, prima di cederla il giorno seguente a Folgaria, in seguito ad un cottone fulminante. Questione di pazienza. I risultati arrivarono, grazie anche alla collaborazione col compianto Aldo Sassi, direttore del Centro Ricerche Mapei. Nonostanzte le cadute e la sfiga che incombeva, Cadel riuscì a vincere il Mondiale del 2009 a Mendrisio, il Tour de France del 2011, oltre a 2 Tour de Romandie e 1 Freccia Vallone. Fu una sorta di apripista. La strada ingolosiva, non fosse altro che per una questione di visibilità e di compensi. Dalla MTB arrivò il canadese Ryder Hesjedal, vincitore del Giro d’Italia del 2012. Gli appassionati del fuori strada lo ricorderanno sul podio iridato del Monte Tamaro, nel 2003. Fu poi la volta del danese Jakob Fuglsang, campione mondiale Under 23 della MTB nel 2007, trionfatore in seguito sulle strade della Liegi, del Lombardia, nonché della generale al Delfinato, in Andalusia e in Danimarca. Che dire poi di Peter sagan? Il 3 volte iridato, nel 2008 era stato campione mondiale ed europeo juniores di MTB. Come lui ha fatto il francese Julian Alaphilippe, vincitore dei 2 ultimi Mondiali, che in gioventù, sul podio c’era salito da ciclocrossista. In tempi più recenti la tendenza è proseguita. Con il colombiano Egan Bernal, passato dalle medaglie iridate conquistate da juniores e da Under 23 in sella ad una Mountain Bike, al trionfo alla Grande Boucle del 2019, preceduta da quello del Tour de Suisse, seguito da quello al Giro d’Italia dello scorso anno. Da ultimo, non posso certo dimenticare 2 giovani fenomeni che se le stanno suonando da gennaio a dicembre. Vout Aan Aert e Mathieu Van der Poel sono i dominatori di 7 delle ultime 8 edizioni del Mondiale di ciclocross. Il parziale è di 4 a 3 a favore del figlio d’arte. A confermare la tendenza, quello di quest’anno è stato vinto dal britannico Tom Pidcock, olimpionico della MTB a Tokio e pure eccellente stradista. Stiamo assistendo a una rivoluzione? Non saprei rispondere. Sta di fatto però che questi ragazzi, unitamente ad altri, stanno proponendo un approccio diverso alla bicicletta. Più completo, più divertente, meno logorante, più pazzo e spettacolare nel modo di interpretare le corse.
Anche in Ticino, da anni, si sta puntando sulla multidisciplinarietà. Il Kids Tour, ideato anni fa da Ticino Cycling sotto la presidenza di Paola Valchera, riproposto in seguito durante la gestione Fabio Schnellmann, sotto la respondabilità di Pietro Alari, propone ai ragazzini gare su strada, prove di destrezza su MTB e BMX, oltre alle Gravel Races, ovvero corse su sterrato che si avvicinano al ciclo cross.
Arriverà presto anche il velodromo a Tenero? Chissà! Lo auspichiamo. Per completare la formazione. Per aumentare il bacino di utenza. Per accrescere il divetimento, oltre che le competenze tecniche dei giovani ciclisti. Poi, se uno è forte, costante e determinato, emergerà, come lo sta facendo Filippo Colombo. Che venga dalla strada, dalla pista, dalla MTB, dalla BMX o dal ciclocross, poco importa. Purché riesca a mantenere accesa in noi la fiamma della passione.
“Ticino terra di ciclisti” era il motto dei Mondiali del 2009 a Mendrisio. Già allora era una mezza verità. O, per essere più schietti, una mezza bugia. In quegli anni si stava infatti placando l’onda lunga dei tempi d’oro in cui veramente il nostro cantone era una piccola “mecca del ciclismo”. Non sto a scomodare le glorie di un passato lontano, quello di Emilio Croci-Torti e Remo Pianezzi, illustrissimi gregari delle nostre icone Kübler e Koblet. E neppure mi soffermo sul balernitano Pietro Tarchini, e sul malcantonese Giovanni “Jeannot” Rossi, entrambi capaci di imporsi sulle strade del Tour de France. Sfioro solo lievemente la memoria di Attilio “Tilo” Moresi, unico ticinese che si è imposto nel Tour de Suisse. Tutto ciò per approdare agli anni ’80, 90’ in cui il ciclismo ticinese era una potenza a livello nazionale ed aveva delle punte in grado di emergere su scala internazionale. Basta scorrere gli albi d’oro delle corse per rendersene conto. E se Mauro Gianetti con i 2 trionfi sulle strade di Liegi e Amstel e con l’argento ai Mondiali di Lugano è stato il vertice, la base non si poneva certo molto più in basso. Felice Puttini, due volte Campione Svizzero. Marco Vitali, trionfatore di una tappa al Giro d’Italia, per citare solo il piattoforte. Rocco Cattaneo, scalatore e “baroudeur”, uomo da top 10 al tour de Suisse. Rocco Travella e Andrea Bellati, pistard di caratura internazionale. Era un ciclismo più ruspante e meno scientifico di quello odierno. Giovani come John Baldi ed il compianto Omar Pedretti avevano numeri da fenomeno, ma forse non hanno trovato la persona e la strada giusta. Altri ancora avevano assaggiato le atmosfere del professionismo: Sandro Vitali, il fratellino, Antonio Ferretti, il cronista, Andrea Guidotti, una breve comparsa. Fu una generazione di entusiasti. Di generosi seminatori. Dopo di loro giunse infatti una seconda ondata. Quella di Patrick Calcagni, Rubens Bertogliati, Pietro Zucconi, ai quali si agganciarono con un po’ di fatica Nazareno Rossi, David Vitoria, Sandro Güttinger, Alberto Tiberio e Noè Gianetti. Grandi numeri, per un territorio così piccolo. Ma oggi la realtà è un’altra. I soli Luca Frasa e Enea Cambianica hanno tentato una timida apparizione fra i professionisti. In sostanza l’ultimo corridore ticinese ad aver gareggiato con una squadra World Tour è stato Rubens Bertogliati con la maglia della Saunier Duval nel 2008. Sono trascorsi 14 anni. Nel grande caravanserraglio ci rimangono una certezza e una speranza: l’eccellente Biker Filippo Colombo , che di tanto in tanto si dedica alla strada; e la ventenne Linda Zanetti, che pochi mesi fa ha debuttato più che dignitosamente con la casacca della UAE del CIO Mauro Gianetti. Punto. Stop. Dopo di loro si intravedono più ombre che luci. Perché non si ci sono più corse dalle nostre parti. Perché il numero dei club si è ridotto all’osso. Perché la massa critica dei potenziali giovani corridori è asfittica. Non ho soluzioni. Ho solo un auspicio. Che eventi come l’arrivo del Tour de Suisse a Novazzano possa scatenare un nuovo amore per la bicicletta. Ci arriveremo comunque a recuperare la “petite reine” per i nostri piccoli spostamenti privati o professionali. Ce lo imporrà l’emergenuza climatica. Ma questa è una magrissima consolazione. Che bello se tutti, spontaneamente, ritrovassimo quel senso di libertà e di meraviglia che solo la bici sa trasmettere!
Di Giancarlo Dionisio
Delle 84 edizioni fin qui corse del Tour de Suisse, 17 sono state vinte da un corridore rossocrociato, 16 da un azzurro. Al terzo posto, molto lonano, c’è il Belgio con 8 successi. Svizzera, Italia, Belgio, con Francia, Spagna e Olanda sono le radici e la storia del ciclismo.
Un nostro rappresentante non si impone nella corsa nazionale dal 2009, quando grazie alla crono conclusiva di Berna, Fabian Cancellara riuscì a ribaltare l’esito a suo favore. I maligni sostennero che gli organizzatori avessere disegnato un percorso adatto alle sue qualità di potente passista-cronoman, un po’ come era accaduto al Giro d’Italia del 1984 per consentire il successo di Francesco Moser. Nel 2009 ci furono comunque un tappa “mangia e bevi” attorno a Davos, Il lungo, ma pedalabile arrivo in salita a Serfaus, in Austria, dove si era imposto Michael Albasini, e l’ascesa a Crans-Montana dove i cronoman si erano aggrappati al manubrio. Non a caso il successo di tappa andò al tedesco Tony Martin e Spartacus riuscì a difendersi senza soffrire eccessivamente. La crono conclusiva di Berna fu, credo, l’evento ciclistico più seguito, sulle strade e davanti alla Tv, nella pluridecennale storia del Tour de Suisse. Un delirio di bandierine rossocrociate a trepidare per Fabian, che non lasciò scampo ai rivali.
Un trionfo italiano manca da ancora più tempo, dal 2001, quando Gilberto Simoni fu incoronato, complice la squalifica a posteriori di Lance Armstrong. Per vedere nell’albo d’oro il nome di un atleta belga bisogna scivolare allo scorso millennio, quando Luc Roosen si impose nel Tour del 700°.
Dal 2000 in poi gli orizzonti si sono ampliati. Delle 21 edizioni disputate dopo il passaggio del millennio, solo 6 sono andate a corridori rapprentanti la tradizione. 3 alla Svizzera, con Oscar Camenzind nel 2000, Alex Zülle nel 2002, oltre a quella già citata di Fabian Cancellara. Una a testa se la sono portata a casa l’Italia, la Spagna con Aitor Gonzales nel 2005, e la Germania con Jan Ullrich nel 2004. Il tedesco aveva vinto anche il TDS del 2006, ma era stato tolto dalla classifica a causa del suo coinvolgimento nella torbida Operacion Puerto. Tutte le altre 15 edizioni della corsa sono andate a rappresentanti dei cosiddetti paesi emergenti. Le ultime due in ordine di tempo sono finite in America Latina: in Colombia grazie a Egan Bernal (a proposito, auguri per un totale recupero), e in Ecuador con Richard Carapaz.
Torniamo al derby italo-elvetico. La partita ai vertici è aperta da 13 anni. L’ultimo podio rossocrociato risale invece al 2014 con Mathias Frank 2°, preceduto dal portoghse Rui Costa. L’ultimo italiano a centrare l’obiettivo è stato Damiano Caruso, pure 2°, alle spalle dello sloveno Simon Spilak. In tutta franchezza, anche per quest’anno, dubito che una delle 2 contendenti possa muovere la classiica. In Italia, l’erede di Vincenzo Nibali fatica a mettere fuori la faccia. In Svizzera pure, anche se lo splendido 5° posto conquistato da Gino Mäder alla Vuelta di Spagna dello scorso anno, ci fa ingolosire. Se proprio devo azzardare un pronostico, oso attribuire qualche chance in più al nostro rappresentante, purché dimostri di essere ulteriormente cresciuto. Ma è pur vero che la corsa la fanno i corridori con gambe, cuore, polmoni e testa. Non i giornalisti con tastiera e parole. Quindi, lasciamoci sorprendere!
Di Giancarlo Dionisio
Se la salute glielo avesse consentito, Emilio Croci-Torti sarebbe qui, nella zona VIP, a festeggiare il suo 100° compleanno. Se ne è andato il 2 luglio del 2013. Longevo, il corridore-artista di Stabio. Ma soprattutto eccellente raccontatore di storie, oltre che abile con colori e pennello. Era un piacere starlo ad acoltare. Di quando aveva ospitato a casa sua il capitano di sempre, Ferdy Kübler, la vigilia del Mondiale del 1951 a Varese, quello che l’Aquila di Adliswil riuscì a sottrarre ai padroni di casa azzurri con una volata imperiosa e imperiale. Oppure della Cuneo-Pinerolo del 1949, quella vinta da Fauso Coppi con una lunga epica fuga. Con i corridori stremati, costretti a immergersi in una tinozza di acqua fredda per togliersi polvere, fango e stanchezza. Era stato una sorta di Body Guard per il Ferdy National, dal quale aveva preso anche lo humour e l’irrefrenabile vena narrativa. Memorabili il gioco e la rivalità fra le coppie, con il luganese Remo Pianezzi, alfiere dell’altra super K, Hugo Koblet…il pédaleur de charme.
Emilio riuscì anche a prendersi qualche soddisfazione personale. Come quando nel 1952 si aggiudicò una tappa del Tour de Suisse, a Zurigo. È stato, con Attilio Moresi, l’unico ticinese a vincere sulle strade della nostra corsa nazionale. Il popolare e compianto Tilo si era imposto in una cronometro tra Mendrisio e Varese Campo dei Fiori, nel 1961, prima di fare sua anche la classifica generale.
Tuttavia, l’impresa di maggior spessore tecnico e agonistico, Emilio la firmò sulle strade del Tour de France. Nel 1954, ottenuto il foglio di libera uscita da capitan Kübler, si lanciò in una fuga che si concluse con uno sprint a 2. Sfortuna volle che il suo rivale fosse una ruota veloce come il belga Fred De Bruyne. Giunse così ad un soffio dal lasciare il segno là dove 3 anni prima ci era riuscito Giovanni Jeannot Rossi da Ponte-Tresa, e dove nel 2002 l’impresa fu siglata da Rubens Bertogliati. Qualcuno fra i meno giovani e i più attenti dirà: “Caru ul me fiö, ta se dré a discmentegà queicos!” Eh no, cari amici, per fortuna la memoria lavora ancora egregiamente. Il Mendrisiotto può vantare un'altra perla. Pietro Tarchini da Balerna, classe 1921, scomparso nel 1999 nel giorno della festa nazionale francese. Una carriera non lunga la sua, ma che palmares! Su tutti il trionfo nella Les Sables-Nantes al Tour de France del 1947. L’anno precedente Tarchini aveva conquistato 2 tappe alla Vuelta di Catalogna ed aveva sfiorato il podio alla Züri Metzgete, la superclassica di Zurigo, vinta da Fausto Coppi davanti a Gino Bartali e con Ferdy Kübler, 5°, preceduto dal nostro. Vi pare poco?
Coltivo il piacere di averlo incontrato e conosciuto in occasione di una sua partecipazione, non molti anni prima che ci lasciasse, al Talk Show del sabato sera “Palla Lunga e pedalare”. Il buon Pietro dimostrò di poter competere con Emilio anche sul piano del temperamento e della simpatia. Chissà che cosa faranno ora lassù? Una partita a scopa? Oppure si sistemeranno su una nuvoletta a seguire la tappa di Novazzano, in attesa che in un futuro che si spera non lontano, un altro figlio del Mendrisiotto riesca ad emulare le loro gesta?
Di certo Emilio, di tanto in tanto, scambierà impressioni artistiche con un altro corridore-pittore. Quel Rodolfo Soldati da Pedrinate, che negli anni ’30 fece una timida apparizione nel mondo dei professionisti. Una carriera breve, per poi finire a bottega a riparare biciclette, fra le quali quella dell’ex ragazzino che vi ha raccontato queste storie.
Di Giancarlo Dionisio
Foto ©RSI
Di Agata Galfetti
Linda quest’anno è iniziata una nuova avventura, il salto tra le professioniste! Per prima cosa allora ti chiedo come sta andando?
Sta andando abbastanza bene, ho già svolto parecchie gare. Ho capito quali sono i miei punti deboli e gli aspetti che devo migliorare per poter riuscire ad arrivare al livello delle altre ragazze, perché posso assicurarvi che vanno molto forte!
Tu vieni dalla Mountain Bike e origliando una discussione tra appassionati di ciclismo ho scoperto che spesso chi è forte in MTB è anche un buon corridore su strada, è così? La terra e il fango ti hanno in un qualche modo forgiata?
Si è vero spesso chi proviene dalla MTB o in qualsiasi modo da un’altra disciplina nella quale servono molte abilità tecniche può trarre un vantaggio rispetto a chi si è sempre focalizzato solo sulla strada. In alcune discese mi viene più spontaneo lasciar correre la bici e frenare all’ultimo.
Il salto tra le professioniste lo hai fatto nell’UAE di Mauro Gianetti e Rubens Bertogliati, com’è lavorare con loro? Ti senti un po’ “a casa”?
Mi trovo molto bene a lavorare con loro, è importante per me avere una figura di riferimento che conosco bene.
Quest’anno si corre la seconda edizione del Tour de Suisse Women, ci sarai? (Se si con quali ambizioni/obiettivi)
Si il tour de suisse è nel mio calendario, se non ci sono cambiamenti parteciperò!
Qust’anno è un po’ diverso rispetto alla scorsa edizione, mi presenterò con la mia squadra invece che con la Nazionale svizzera, dunque ci sarà una una squadra più strutturata. Non sono ancora stati definiti i ruoli, ma il mio compito sarà di dare il miglior supporto possibile alle leader della squadra. Comunque, l’obbiettivo di fare bene c’è, soprattutto visto che è la mia “gara di casa”.
Seconda edizione contro la 85esima al maschile… insomma c’è voluto un bel po’ di tempo! Però finalmente anche in campo femminile qualcosa sta cambiando…
Si per fortuna in questi anni si sta evolvendo molto anche il ciclismo femminile, ci è voluto molto tempo….ma nessuno conosce effettivamente il motivo preciso, probabilmente immagino che sarà per una questione finanziaria e di pubblico. Perché fino a qualche anno fa, erano pochissime le persone interessate al ciclismo femminile, invece ora abbiamo anche più pubblico.
Di Agata Galfetti
Non c’è come la bicicletta per scoprire le bellezze di un posto. E non a caso la nostra regione nel corso dei decenni ha ospitato più volte i passaggi dei grandi del ciclismo. Tour de Suisse certo, ma anche Giro d’Italia e soprattutto Lombardia, senza contare le innumerevoli gare regionali. Ma i corridori poi se lo godono tutto quel ben di Dio che scorre a fianco delle loro ruote? Non lo so, forse l’adrenalina, la fatica e il sudore che scende dal caschetto non permette loro di approfittare anche delle bellezze del paesaggio. Lo possiamo però fare noi, corridori amatoriali, ciclisti della domenica e perché no, anche chi non sa nemmeno com’è fatta una bici (può farsi una bella passeggiata). Il circuito che chiuderà la quinta tappa del Tour de Suisse 2022, con arrivo a Novazzano, è stato proprio pensato per esaltare le bellezze del Mendrisiotto. Quelle particolarità magari sconosciute al turismo di massa ma che sappiamo essere apprezzate anche dalle squadre ciclistiche di tutta la Svizzera, che amano allenarsi sulle nostre salite e nel tepore del nostro clima mite. E quindi via, dal Ponte Diga a farsi accompagnare dalle luci che ci tornano riflesse dal Ceresio per arrivare a Mendrisio e affrontare l’Acqua fresca… che di fresco ha di certo l’arietta, ma lì i pedali si fanno duri come macigni e solo a Castel San Pietro puoi tirare il fiato e goderti la collina, i vigneti e il panorama che si apre guardando giù verso Coldrerio, Balerna e fino a Chiasso. Come fulmini pedalare sul ponte ed entrare in Valle di Muggio. Non so voi ma a me, passato il ponte, par sempre di entrare in un altro mondo. Sono solo le pendici della Valle più a sud del Canton Ticino, eppure la luce, grilli e cicale, il blu del cielo che a Morbio Superiore pare più grande, e il verde delle colline, già mi fan sentire in vacanza. E poi volete mettere la discesa sparata verso Morbio inferiore? Che con la mia bici scassata non posso esagerare, perché non lo so mica se riesco a frenare su quei tornanti. E poi ancora un po’ di pianura, il profumo della vite appena prima dello strappo di Fontanelle, che mica potevano farci scendere direttamente verso Chiasso… vuoi mettere ancora una bella salita su Vacallo Alta? Da lì poi la discesa è ancora più impressionante e voi tifosi in piazza a San Simone dovrete prepararvi a un passaggio da Formula uno. Perché in un lampo i corridori saranno già a Chiasso, fiore all’occhiello del nostro passato commerciale, con i mille binari che luccicano al sole e la torretta del Punto Franco che si staglia all’orizzonte e non puoi fare a meno di chiederti cosa ci sia nascosto dentro lì. Hai respirato? Ti sei goduto l’aria sulla faccia? Perché adesso si risale, verso Pedrinate, la perla del sud, che profuma di prati, di campagna e di animali, sì, giusto ad un passo dalla zona industriale. Profuma di Italia che ci guarda appena di là dalla ramina, ma non ce la fai a pensarci perché la salita ti taglia le gambe e tu lo sai che non è nemmeno l’ultima.
Già perché l’ultima è lei, la Torraccia di Novazzano, con quel palazzone stretto stretto che ti saluta da lontano. Anche ai suoi fianchi ci sono vigneti e prati verdi, e tanta sarà la gente appostata lì. Bambini festanti e i loro nonni che racconteranno di quella volta che il belga e l’italiano diedero spettacolo, proprio lì su quell’impervio asfalto. E i loro genitori che invece ricorderanno la cavalcata dell’australiano e le bandiere svizzere a sventolare per il Fabian nazionale. La Torraccia trasuda storia, ma tu ci pensi a farla tre volte? Questi sono pazzi, io credo che mi fermerò in piazza a Novazzano, per una gazosa o, perché no, magari una birretta…
Per
le strade del mio piccolo paese
colonne
di veicoli e gruppi di ciclisti coloreranno le vie
Striscioni,
bandiere sventoleranno ad ogni piazzuola
L’asfalto
sarà dipinta come un arcobaleno
Scritte
di nomi di ciclisti famosi
Ognuno
inciterà il proprio mito alla vittoria.
Quel
giorno la tristezza svanirà , metteremo da parte virus e guerre
e
il paese rivivrà nel trambusto della folla
che
arriverà da ogni dove.
Camper,
tende, capannoni e musica
Allieteranno
il circo dei ciclisti.
Durerà
un paio di giorni
E
poi tutto ritornerà nella normalità di sempre.
Ma
quel giorno ci godremo in pieno quell`evento
Ci
inebrieremo di quel sentimento
di
tifosi svizzeri che aleggia nei nostri cuori.
E
ci sentiremo svizzeri fino in fondo.
…….e
grideremo a squarciagola
“ forza
Svizzera! forza Ticino !!!!
Ci
faremo sorprendere
Gemma
Ho deciso di scrivere queste poche righe per descrivere, o forse per cercare di non dimenticare (visto che la memoria ogni tanto fa cilecca a causa della non più giovanissima età), l’entusiasmo che mi pervade da quando mi sono messo a disposizione per organizzare la tappa del Tour de Suisse del 16 giugno che arriverà a Novazzano.
Vi dico la verità, la ragione che mi ha spinto a scrivere di questa avventura, al di là della mia passione per il ciclismo, è la voglia di raccontarvi cosa vuol dire “vivere Novazzano”.
Novazzano, un piccolo paese di confine che, oltre che essere attraversato tutti i giorni da numerosi lavoratori, negli ultimi mesi è anche diventato famoso per questioni “politiche” legate ai vari dibattiti sulle palazzine per anziani autosufficienti. Ebbene, oggi tutti devono imparare a guardarlo da un’altra
prospettiva, perché Novazzano è pieno di vita, lo dimostrano le numerose associazioni e la bella gente, proprio quella che si è messa in gioco per vivere questa nuova fantastica avventura.
Quasi ogni sera mi incontro con queste persone che lasciano da parte ogni bandiera politica o di altro tipo, e lavorano insieme per un unico scopo: far vivere a tutta la popolazione questo evento, con allegria, risate, bella musica e tanta voglia di stare insieme. Ognuno con il proprio carattere, ognuno con le proprie abilità, ma tutti focalizzati e impegnati a lavorare in un ambiente sereno, dinamico e divertente, perché solo così si può immaginare di far divertire anche gli altri. Sono queste le persone che mi piacciono, che mi danno energia e mi stimolano. Sono queste le persone che voglio avere vicino ogni giorno e con cui condividere il mio tempo, compreso un brindisi ogni tanto.
Oggi, ancora più di ieri, ho capito cosa vuol dire per me vivere Novazzano!
Mi sono messo in gioco, non ho pensato al tempo che mi avrebbe “rubato”, non ho pensato a ciò che avrei dovuto sacrificare, ho solo deciso di mettermi a disposizione per la comunità, ma anche per me stesso.
Lavorare e vivere il paese in cui abito, farne davvero parte, essere dentro la sua storia, sì proprio quel bel paese in cui abito e che sono orgoglioso, nel mio piccolo, di rappresentare.
Allora cari amici, lasciatevi trasportare dalle emozioni, lasciatevi coinvolgere dal nostro entusiasmo, avvicinatevi a noi … abbiamo tantissime energie e vogliamo trasmetterle a tutti.
Vi aspettiamo con noi a VIVERE NOVAZZANO!
Mario Terzi
Carissime e carissimi Novazzanesi
Il prossimo 16 giugno ospiteremo per la prima volta l’arrivo di una tappa del TdS.
Nel 1971 e 2009 Novazzano ha vissuto delle memorabili giornate in occasione dei mondiali di ciclismo. L’arrivo di una tappa del giro della Svizzera sarà l’occasione per rivivere quei momenti.
In molti di noi è ancora ben presente, pensando soprattutto all’edizione del 2009, l’entusiasmo e le amicizie che il ciclismo è capace di trasmettere. Stiamo aspettando con impazienza il 16 giugno, quando le nostre strade saranno invase dai ciclisti e da numerosi tifosi e sostenitori.
Il comitato organizzatore, capitanato dal collega Giorgio Montorfano, che con grande entusiasmo e magari con un pizzico di incoscienza, da tempo si occupa della messa a punto di ogni dettaglio affinché tutti possano vivere una giornata indimenticabile a Novazzano. Grazie Giorgio e a tutti i tuoi fidi collaboratori e collaboratrici. Sono sicuro che il nostro Amato Comune verrà ricordato anche per questo impotante evento.
Anche la festa popolare del 15 giugno in centro paese merita di essere vissuta per ripagare le fatiche e l’impegno che gli organizzatori ci propongono per vivere giornate in amicizia e buon umore, dopo le tante restrizioni degli ultimi due anni.
Come Sindaco sono molto soddisfatto che, fra un mese, un sogno si concretizzerà e farà felici molti sportivi.
Sarà pure l‘occasione per far conoscere il nostro Comune e la nostra Regione.
Che sia una giornata di festa per lo sport.
Sergio Bernasconi
Sindaco
Foto di ©OTR Mendrisiotto
Qualche goccia di sangue latino, magari ticinese, lo doveva pur avere. Comunque gli organizzatori colmarono presto la lacuna. Già in occasione della seconda edizione, il Tour de Suisse giunse in Ticino. Il secondo giorno, il 26 agosto, si disputò la Davos-Lugano, di 215,5 km. La vinse l’italiano Francesco Camusso. Il tedesco Ludwig Geyer indossò la maglia oro e le tenne fino all’ultimo giorno, a Zurigo. Da allora tra Ticino e Tour de Suisse è stato un lungo e quasi ininterrotto idillio. Poche infatti le edizioni in cui la corsa nazionale non ha varcato le Alpi.
Lugano, con i suoi 27 arrivi la fa da padrone, davanti a Bellinzona fermo a 23. Ma nel computo totale di questo strano paese chiamato Derbylandia, il Sopraceneri sconfigge il Sottoceneri per 50 a 38 (compreso l’arrivo di Novazzano). E che la pandemia non ce lo scippi, altrimenti….!
Nonostante abbia organizzato ben 2 edizioni del campionato del Mondo (1971 e 2009) il Mendrisiotto è messo maluccio nella lotta fra i vari distretti. Quello di Novazzano è solo il 6° arrivo del Tour de Suisse nella regione di confine. Forza Momò!
Foto di ©BettiniPhoto
Foto di ©Gabriele Putzu
un nuovo traguardo, proprio scollinando la salita resa celebre già da Eddy Merckx e Felice Gimondi nel 1971.Novazzano è quindi fiera di ospitare un arrivo di tappa per la corsa nazionale, il Tour de Suisse, che nel 2022 celebrerà la sua 85esima edizione. Di più, quella del 16 giugno – tra l’altro giorno di festa in Ticino in occasione del Corpus Domini – sarà una tappa interamente ticinese con la partenza sul territorio di Quinto, davanti alla nuova Gottardo Arena, casa dell’Hockey club Ambrì Piotta.La neocostituita “Associazione TdS22 Novazzano”, presieduta da Giorgio Montorfano e affiancata dal supporto tecnico di Andrea Bellati, sta già lavorando ad un percorso che possa esaltare al meglio le qualità dei corridori e che li porti a battagliare per la vittoria di tappa, proprio sulle strade più note della regione. E proprio in questi giorni il Comitato Organizzativo sta contattando i comuni del comprensorio interessati dalla Tappa.A breve saranno disponibili anche le pagine social legate all’evento e questo sito sarà ampliato.Il Comitato intende inoltre cavalcare l’entusiasmo delle due ruote e portarlo nelle scuole del Mendrisiotto, con l’aiuto di testimonial d’eccezione che sulle nostre strade hanno macinato fior fior di chilometri e, perché no, sottolineando ancor di più le particolarità e i gioielli del nostro territorio. Sicuri di aver destato la vostra curiosità e risvegliato il vostro entusiasmo, vi salutiamo cordialmente
Da un incontro fra Andrea Bellati (ex ciclista professionista) e Federica Giudici, già colleghi nell’organizzazione del 2009, riemerge il sogno di poter riportare il grande ciclismo sulle nostre strade. Federica e Andrea hanno in seguito condiviso il pensiero con il sottoscritto e, dopo alcune verifiche di fattibilità, abbiamo deciso di proporre l’arrivo di tappa della Corsa nazionale a Novazzano. Una proposta che è subito piaciuta alla regia del Tour - che notoriamente ama le strade del Canton Ticino. Con estremo piacere anche il comune di Quinto si è messo a disposizione per organizzare la partenza sul piazzale della nuovissima Gottardo Arena di Ambrì. Ciò vuol dire che la quinta tappa si terrà esclusivamente nel nostro Cantone. Una corsa che inizierà dunque tutta in discesa per poi portare i migliori corridori a sfidarsi sulle strade del Mendrisiotto, a sudare fino all’ultima goccia sulla Torraccia di Merckx e Gimondi, di Cancellara e di Evans. Sarà un circuito finale da effettuare tre volte e questo può solamente contribuire ad aumentare lo spettacolo.L’associazione TdS22Novazzano, costituita per organizzare questa manifestazione, sta lavorando con grande impegno e tanta passione. Speriamo vivamente di trasmetterla anche a voi nella speranza di vedervi numerosi!Benvenute e benvenuti dunque sul nostro sito dove da oggi e fino al 16 giugno 2022 potrete seguirci passo dopo passo nell’organizzazione di questo evento.